• Il Monastero di Saint-Paul-de-Mausole e la pazzia di Van Gogh

    In vacanza qualche giorno a Saint-Rémy-de-Provence, scelta come base per muoverci in Provenza, abbiamo fatto una sosta indimenticabile e che vi consiglio al vicino  Monastero di Saint-Paul-de-Mausole, un antico edificio famoso per essere il luogo dove il noto pittore olandese Van Gogh trascorse i suoi ultimi anni di vita. Per capire il valore della visita dovete necessariamente conoscere i motivi che lo spinsero a recarsi qui, ma intanto, come al solito, vi do qualche info necessaria per la visita.

    Il Monastero ancora oggi funge da manicomio, infatti è sin dal 1400 che  i monaci francescani continuano ad accogliere i malati di mente. L’ingresso € 5.00, ed è aperto dalle 09.30 alle 18.45. La visita vi permetterà di visitare anche la stanza dove il pittore alloggiava. La visita si svolge lontano dal percorso riservato ai pazienti. Davanti il Monastero è possibile parcheggiare liberamente l’auto,  proprio vicino gli oliveti, gli stessi che troverete nella scena di un dipinto di Van Gogh.  L’oliveto è pieno di alberi di olivo, e vi consiglio di  passeggiare attraverso i campi,  per sentirvi come all’interno del celebre dipinto di Van Gogh, per l’appunto: L’Oliveto! Al di là del legame del pittore,  il Monastero merita una visita, poichè è un tipico esempio di capolavoro Romanico Provenzale: soprattutto il chiostro del XI° Secolo.  In questo Monastero Van Gogh dipinse ben 150 opere, tra cui i suoi più famosi: Notte Stellata, Iris e Campo di Grano. Questo è il periodo più fecondo della produzione artistica del pittore, qui al Monastero l’artista disponeva di un atelier, dove poter lavorare, situato al piano terra e di una camera al primo piano con le sbarre di ferro dalla quale passava gran parte del suo tempo ad ammirare i campi di grano che aveva di fronte , i famosi campi che amava dipingere in ogni modo: durante la tempesta, con il mietitore, sotto la luna, il sole, la tempesta….ed è proprio in questi momenti di breve lucidità che scriveva al fratello Théo quello che vedeva dalla sua finestra ed esprimeva il suo pensiero sul grano, che rappresentava per lui la fine della vita, e parlando del mietitore scriveva: “Poi ho visto in questo mietitore – una vaga figura che lotta come un diavolo nel pieno della giornata per raggiungere la fine della sua fatica – ho visto l’immagine della morte in esso nel senso che l’umanità sarebbe stata rasa al suolo come il grano”. Van Gogh trascorreva le sue giornate qui, a volte usciva ma sempre accompagnato da un inserviente.

    Fu il pittore stesso a decidere di rinchiudersi nel Monastero nel periodo in cui  viveva ad Arles, poichè si rese conto che il suo male non lo abbandonava e che  la morte si stava avvicinando inesorabilmente. Ancora oggi ci si dibatte per capire da cosa dipendesse il male e  la follia di Van Gogh, un male caratterizzato da allucinazioni e attacchi di tipo epilettico  in cui   “cadeva” in uno stato di profonda depressione, ansietà e confusione mentale, tanto da renderlo totalmente incapace di lavorare. Van Gogh sapeva di soffrire dei sintomi del  “grande male” ovvero convulsioni di tipo motorio, tonico-cloniche, ma a queste si aggiunsero anche allucinazioni e paranoie che lo portarono alla schizzofrenia persecutoria, era infatti convinto che i suoi vicini di casa volessero avvelenarlo.  C’era anche un carattere di ereditarietà, qualcuno in passato nella famiglia del pittore deve aver sofferto dello stesso problema, ma molto deve aver contrbuito sul suo male anche  l’uso dell’Assenzio,  il famoso liquore verde che tanti artisti del tempo usavano bere perchè di moda. Una bevanda alcolica decisamente tossica dal colore verde intenso, che diventava  giallo se allungato con acqua, si ricava dalla pianta Artemisia absinthium e contiene, oltre all’alcol, alcuni olii essenziali molto tossici, dagli effetti dannosi sul sistema nervoso in grado di provocare allucinazioni visive ed attacchi epilettici. Tutto questo contribuì alla morte di Van Gogh, che si suicidò  proprio all’interno del Monastero.

    Usciti dal monastero fate una passeggiata nel  piccolo paesino di Saint-Rémy-de-Provence. Una cittadina con meno di diecimila abitanti, situata vicino  la catena montuosa delle Alpilles. E’ tipicamente provenzale, con le sue stradine, i negozi colorati. Questa è la cittadina che ispirò Van gogh quando dipinse la Notte Stellata. Un altro personaggio associato al paesino è  Nostradamus, che nacque proprio qui, a Saint-Rèmy,  anche se  passò gran parte della vita nella vicina Salon de Provence. Passeggiando per le stradine noterete l’antica fontana con il busto di Nostradamus, all’incrocio tra Rue Carnot e Rue Nostradamus. Il famoso farmacista e presunto veggente Nostradamus è nato a Saint-Rémy-de-Provence nel 1503. La casa natale del Profeta non esiste più, restano solo le pareti esterne dove si trova una targa che ricorda le origini di Nostradamus.

     

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