• LA MINIERA DI RIO TINTO…le miniere dal fiume rosso sangue

    E’ considerato come uno dei posti più strani al mondo, non è molto conosciuto nè storicamente nè turisticamente, ma è una meta che vi consiglio di  raggiungere se vi trovate a Siviglia o nei dintorni. Da Siviglia ci vuole scarso 1 ora e mezza e la strada è molto comoda. Potete organizzarvi con calma, ma mi raccomando massimo le undici cercate di stare al museo che si trova a  Plaza Ernest Lluch, 21660 nella regione di Huelva. Prima di darvi delle indicazioni su come organizzarvi, vi devo dare informazioni riguardo questo posto fuori dalle righe.  Innanziatutto stiamo parlando di miniere che esistono dal 3000 a.c.,  che  hanno una storia millenaria ed  il colore rosso che attraversa le montagne ricche di ferro e di rame sembra rappresentare la storia di Minas de Riotinto, una storia fatta di fatica e di passione, di rabbia e di ribellione, bagnata dal sangue dei lavoratori che in quelle miniere a cielo aperto hanno lasciato la salute e che a decine e decine sono stati trucidati, nel 1888, nel corso di una grande manifestazione popolare organizzata per chiedere migliori condizioni di vita.

    UN PO’ DI STORIA PER CAPIRE: Nel  1873,queste miniere furono vendute dalla  Spagna a un consorzio inglese che fondò la Rio Tinto Mining Company ltd, e Minas divenne uno dei centri di estrazione del rame più importanti del mondo.  Per lavorare in miniera giunsero lavoratori da ogni dove dell’Andalusia. Gli inglesi trasformarono Minas in una vera e propria colonia. La comunità inglese creò dal nulla un quartiere nel quale vivere, con villette in perfetto stile british “protette” dal resto del paese dove vivevano quelli che sdegnosamente chiamavano gli “indigeni”, posto al di là della strada, da un muro e con le garrite presidiate dalle guardie ai pochi varchi. All’interno del villaggio, la chiesa protestante, impianti sportivi, l’”English club. Gli inglesi riprodussero il modello di vita londinese ovunque. Anche qua in Andalusia. Oltre quel muro però, al di là della strada, povertà e disperazione. Tanta povertà e tanta disperazione tra le casupole dei minatori e le vere e proprie capanne degli immigrati portoghesi. Perché i salari non permettevano il minimo risparmio. Si lavorava letteralmente solo per sopravvivere. Nel  1888, con la nomina al vertice della Compagnia di un nuovo direttore generale, William Rich, la situazione si surriscaldò. Rich introdusse il contratto salariale a cottimo. In questa maniera si poteva sia aumentare la produttività e sia assicurare stipendi più pesanti. I lavoratori videro in questa mossa  una forma molto raffinata di sfruttamento, senza veri vantaggi per i lavoratori ma solo per la Compagnia, visto che comunque i salari restavano decisamente più bassi rispetto a quelli dei minatori inglesi. Ma non solo: gli agricoltori del paese vicino si unirono alle manifestazioni per protestare contro la contaminazione nei campi e l’avvelenamento degli animali. Venne così proclamato uno sciopero generale, che iniziò il primo febbraio.   C’erano i minatori, le loro mogli, i figli, c’erano gli agricoltori . Dieci, dodicimila persone che gridavano “Abbasso i fumi, viva l’agricoltura”. Ad  un certo punto, un ufficiale dell’esercito diede l’ordine di sparare. Ai primi colpi di fucile, la folla – uomini e donne, bambini e anziani – iniziò a scappare verso ogni dove. E i soldati cercarono di bloccarla a colpi di baionetta. Fu una strage. Il numero esatto dei morti non è noto, ma il più delle fonti riferisce di un centinaio di vittime. Quel 1888  è così diventato una tappa fondamentale nella storia del movimento operaio in quanto rappresenta il primo momento in Europa in cui le forze dell’ordine spararono contro lavoratori e loro familiari che chiedevano migliori condizioni di vita. Solo nel 1954 le miniere furono rivendute alla Spagna.

    E l’attività si sviluppò ulteriormente ma dopo qualche anno si arrivò alla chiusura dell’attività estrattiva decisa nel 2001. Minas in pochi anni si è spopolata, oggi gli abitanti sono 4mila circa e oggi le miniere sono diventate una meta turistica. Restano comunque di grande fascino e grazie anche al  fiume, il rio Tinto, che con le sue acque color del sangue, che non si possono bere e non si possono usare per l’agricoltura e dove non possono vivere né pesci né alghe attira molta curiosità….

    La Fundacion Rio Tinto che ha riacquistato e gestisce questo luogo (www.parquemineroderiotinto.com) sta svolgendo un lavoro encomiabile, con il Museo minerario di Riotinto inaugurato nel 1992 e inserito nella Rete dei musei della Comunità andalusa oltre che essere dichiarato Bene di interesse culturale. Ecco i miei consigli su come visitarlo:

    Arrivate per le 11.00: tempo di fare il biglietto e avrete così un’oretta buona per visitare il museo. Punto di partenza per andare alla scoperta della millenaria storia della Comarca minera de Riotinto è senza dubbio il Museo minerario, dedicato alla memoria di Ernest Lluch, primo presidente della Fondazione, ci sono infatti molte foro a lui dedicate.  Il Museo è ospitato nell’edificio che, ai tempi della Riotinto Company ltd, era l’ospedale. Certamente molto interessante è la ricostruzione di una miniera di epoca romana lunga 200 metri: il pezzo forte è la ruota con cui i romani (meglio, gli schiavi dei romani) tiravano fuori l’acqua dalla miniera. Non mancano poi testimonianze fotografiche e documentali relative alla vita dei minatori e dell’intera comunità tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo ( le immagini delle misere capanne dei lavoratori portoghesi sono un pugno allo stomaco, c’è davvero da commuoversi con queste foto). Un altro ampio spazio ospita un  lussuoso vagone del Marajà, costruito nel 1892 dalla Birmingham Railway Carriage and Wagon Company per un viaggio in India della regina Vittoria. Il vagone venne poi destinato a Minas in occasione di una visita all’area mineraria del re Alfonso XIII di Spagna. C’è anche un  bookshop con  alcune vetrine con la possibilità di acquistare la bigiotteria prodotta con i minerali della zona (anelli, orecchini…), felpe, magliette, minerali, e l’imperdibile bottiglietta con l’acqua del Riotinto (che poi si chiama tinto perché piglia il nome dal vino, rosso, appunto). Noi abbiamo acquistato dei bracciali e delle collane con pietre vere del posto a prezzi bassissimi, ma soprattutto bellissime….

    Alle 12.00 si parte per andare a visitare la miniera. Attenzione, per questa visita è necessario avere una propria auto altrimenti è impossibile. La guida, che parla rigorosomente solo spagnolo (molto comprensibile) e inglese accompagna con il suo furgoncino blu la fila di turisti automuniti alla miniera che si trova a circa  una decina di chilometri dal  museo de Riotinto, nei pressi del paese di Nerva.  Si arriva alla Peña de Hierro, che deve il suo nome (“Roccia di Ferro”) alla corona ferrosa che circonda la miniera a cielo aperto: è qui che nasce il Rio Tinto. Una volta sul posto, circondati da colline rosse come il sangue, ci si avvia a una breve galleria (peraltro molto ampia), 200 metri in tutto, che attraversa la montagna per poi sbucare su una sorta di terrazzo che si affaccia su una sorta di  cratere il cui fondo è invaso dall’acqua rossa dando quindi  vita a un “lago” rosso sangue circondato dalle pareti della roccia, attraversate appunto dalle venature ferrose che attribuiscono questo alone di magia allo spettacolo che si ha davanti agli occhi, una miniera a cielo aperto profonda 85 metri  dove vivono miglaia di batteri, innocui all’uomo e che anzi si stanno studiando proprio per capire come facciano a vivere qui senza ossigeno.

    Non a caso qui la Nasa ha messo le sue basi dando vita al cosiddetto “Progetto Marte”, poichè sembrerebbe che questo luogo abbia le stesse caratteristiche del pianeta Marte. secondo gli scienziati, gli alti livelli di acido che contraddistinguono questo territorio e che conferiscono al Rio Tinto il suo caratteristico colore ruggine sarebbero dovuti alla presenza di microorganismi che si nutrono esclusivamente di minerali e che potrebbero esistere anche su Marte. Sempre nella galleria, vedrete dei pali di eucalipto: li hanno piantati i minatori, perché questo albero riesce ad assorbire una notevole quantità di acqua senza spaccarsi. Insomma, in caso di pericolo di inondazione della miniera, bastava toccare il legno: se iniziava a bagnarsi, via!!!

    Al termine della visita, la guida ci accompagna al Ferrocarril Minero . Alle 13.30 in  punto si arriva alla ferrovia Mineraria che ci accompagnerà all’interno della straordinaria storia dell’area di Minas de Riotinto. Mi raccomando, munitevi di acqua e cibo. In questo tour non si incontrano bar! Qui ha inizio un percorso che dura circa una oretta e mezza con un treno. Quando nel lontano 1873 la Company  inglese acquistò i diritti per lo sfruttamento di questa miniera   crearono complessivamente 300 chilometri di binari, di questi 300 se ne percorrono in treno circa una quindicina e la Fundacion Rio Tinto ha restaurato alcuni locomotori e alcuni vagoni già della Compagnia mineraria.   E così a bordo del trenino si fa un giro nella valle, si attraversano i grandi snodi ferroviari dove ancor oggi riposano locomotori e vagoni ormai arruginiti e poi si fa una   in una piccola stazioncina e lì viene data la possibilità di passeggiare sulla riva del fiume, toccarlo, fotografarlo con l’odor di zolfo assai forte nelle narici (noi abbiamo toccato l’acqua, non fa nulla alla pelle, anzi oggi quest’acqua viene usata proprio per curare malattie della pelle come la psioriasi e quel che ci è rimasto per tutto il viaggio è stato il forte odore di ferro che è rimasto impreganto sulla mano).  E poi per tutto il viaggio si ammira lo scendere impetuoso del fiume, con le sue acque cariche di minerali ferrosi che le donano un colore rosso unico.

    Intorno le 15.00 termina qiesto viaggio, si ha il tempo di fare un picnic, in modo tale da aspettare l’ora di apertura di CASA 21, che apre i suoi battenti alle ore 16.00. Avrete modo di vedere una vera e propria casa Vittoriana e potrete capire come vivevano gli inglesi in terra Andalusa! Fuori dal paese, sulla destra lungo la statale che proviene da Nerva, protetto da un muro, ecco il Barrio Ingles de Bella Vista, il Quartiere Inglese. (dovete seguire le indicazioni : Casa Bella Vista). Qua, protetti dai vigilanti che montavano la guardia nelle garitte ai pochi varchi aperti sulla strada (se non si era inglesi era necessario esibire uno speciale permesso per potervi entrare), vivevano i membri dello staff dirigenziale della Compagnia Mineraria e le loro famiglie. Inizialmente,quando nel 1873 la Compagnia acquistò le miniere andaluse, i dirigenti della società trovarono casa in paese. Succesivamente il nuovo direttore generale decise di creare un quartiere dove alloggiare il personale direttivo inglese (fino al 1954). E scelse la zona di Bella Vista, così denominata perché, appunto, si godeva una bella vista delle valli e delle pianure a nord-ovest. In tutto 46 abitazioni in villette in stile vittoriano, le più a schiera, alcune singole, e poi la chiesa protestante, il club con piscina e campi di tennis (ma un tempo qua si giocava anche a calcio, polo, cricket e golf…). Un perfetto esempio di edilizia coloniale inglese per ospitare fino a 300 persone.

    Oggi che la Company ltd non esiste più, il quartiere inglese è diventato un quartiere… spagnolo, e una di queste abitazione, Casa 21 (ma ai tempi era numerata come la numero 10) è aperta al pubblico, è diventata un museo. Al suo interno il tempo si è fermato agli anni Venti del secolo scorso: tre i piani visitabili per raccontare come vivevano gli inglesi in Spagna, comeanche qui riuscirono a ricreare  un piccolo frammento dell’Impero britannico in Andalusia. Al piano terra, il salottino, la sala da pranzo, la cucina e la dispensa (quadro della Regina Vittoria immancabile). Una ripida scala porta al primo piano: uno studio, il bagno, la camera dei bambini, la matrimoniale con la camera del bebè. Una seconda, ripidissima scala conduce all’ultimo piano: la stanza della servitù e la sala giochi, con tanto di giochi! Ogni stanza ha il suo caminetto. Questa visita dura un quarto d’ora, ma è molto  interessante.

    Le Miniere del Rio Tinto meritano di essere visitate, ve le consiglio vivamente, anche se avete bambini piccoli. Il prezzo è di € 17.00 a persona e permette di visitare tuttociò che vi ho elencato. Da non perdere assolutamente!



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