• Visitare Serramonacesca in Abruzzo

    A soli 40 minuti da Pescara sorge un piccolo paesino di solo 500 abitanti, Serramonacesca, sicuramente uno dei paesi meno noti dell’Abruzzo e che invece offre tante cose da vedere e visitare: un abbazia, un eremo, un castello ed un meraviglioso paesaggio naturalistico, insomma un luogo che vi sorprenderà per le tante cose da visitare.

    Una volta arrivati in paese, seguite la segnalitica per l’Abbazia di San Liberatore (sul navigatore segnate come indirizzo contrada liberatore 1 – Serramonacesca) a circa due km troverete un area con un campo sportivo, parcheggiate la vostra auto e proseguite a piedi per circa 500 metri. In pochi minuti arriverete all’ abbazia che noterete subito per via del suo campanile che si erge tra la fitta vegetazione. durante i fine settimana è sempre aperta ed è possibile visitare l’abbazia e l’esterno gratuitamente. Se vi organizzate per tempo è possibile richiedere una visita guidata. Attualmente della gestione per le visite se ne occupa la  Cooperativa San Liberatore a Maiella, tel 339 4032310, o comunque visitate il sito del Comune http://www.comune.serramonacesca.pe.it/hh/index.php

    Il bianco dell’Abbazia e il verde circostante cattureranno subito il vostro sguardo. Dietro la chiesa è presente anche un’area pic-nic e un’area per bambini, ma tutto il giardino circostante è una vera oasi di pace, impossibile non sdraiarsi a terra e riposare all’ombra della costruzione. La costruzione dell’Abbazia, secondo la leggenda, è avvenuta per volere di Carlo Magno, tanto che all’interno si trova un affresco che lo raffigura. Altre tre affreschi risalenti al 500′ sono contenuti nell’abbazia e sono stati affissi all’ingesso su una parete per preservarli. Purtroppo, per molto tempo l’Abbazia non ha avuto un tetto e questo ne ha provocato l’usura ed il deterioramento. Un affresco molto intressante è quello che ritrae San Teobaldo con in mano l’immagine dell’abbazia nell’intento di darlo in dono. Questo affresco ci racconta tanto, innanzitutto il campinile nell’affrsco presenta un tetto a punta che oggi non esiste più, masoprattutto che Teobaldo fu uno dei personaggi chiave che si occupò della ricostruzione.

    L’Abbazia di San Liberatore subirà un lento declino a partire dal XIX secolo quando nel 1806Napoleone diede l’avvio alla soppressione degli ordini monastici e l’abbazia fu spogliata di ogni bene, di qualsiasi opera d’arte. Il monaco Teobaldo, dunque, agli inizi dell’ XI secolo e fu proprio lui a dare una prima descrizione del sito che versava in pessime condizioni, e lo scrive nel “Commemoratorium” descrivendo la chiesa come “piccola ed oscura”, ed ecco che lui si preoccupò di ricostruirla dandogli in  seguito un aspetto più monumentale. La chiesa come ci appare oggi è come fu voluta dal monaco che aveva conoscenze di studi architettonici.

    Accanto alla chiesa, ponendosi con il viso verso la facciata, noterete che sulla sinistra comincia un piccolo sentiero che vi condurrà verso le bellissime Gole dell’Alento. Il sentiero, ben segnalato vi accompagnerà in una bella radura ricca di vegetazione. Attraverserete piccoli ponticelli su ruscelli e cascatelle. Un ambiente umido e fresco, spettacolare nel periodo estivo. Ovviamente la primavera è il momento migliore per visitare questo luogo quanto c’è una portata maggiore d’acqua. L’Alento nasce proprio a Serramonacesca ed attraversa il cuore del Parco Nazionale della Majella. Acqua limpida e fresca, il verde delle piante, il silenzio totale lo rendono un luogo paradisiaco. Il percorso è molto semplice, adatto anche ai bambini ma non all’uso di carrozzine, ma prestate attenzione perchè il percorso è abbastanza scivoloso essendo un ambiente molto umido.

    Dopo aver camminato per circa 30 minuti arriverete in un punto dove troverete, lungo la parete di sinistra, delle nicchie scavate sulla roccia, sono le Tombe Rupestri di San Liberatore. Ci troviamo in un’antica area funeraria, dove i contesti tombali erano legati alla vita monastica dei bendettini. Non si hanno molte notizie circa l’origine delle tombe, probabilmente fu opera di un gruppo di eremiti che popolarono questa zona. Quest’area porta il nome di “San Giuannelle” dal nome di San Giovanni, presumibilmente per la presenza di una statua dedicata al santo che sarebbe stata conservata nella nicchia di una di queste rocce. Le tombe si possono vedere da vicino anche se bisogna camminare accanto la roccia. Nelle prime due tombe si riescono a vedere le nicchie scavate per conservare le tombe, la terza apertura è un pò più grande e ricorda quasi una cappella. Una piccola nicchia aperta ci fa desumere che qui fosse conservata la statua di San Giovanni. Quando si parla di San Liberatore, è impossibile non fare riferimento alle tombe rupestri, nate per preservare il riposo dei defunti nella bellezza di questa natura incontaminata.

    Per gli amanti delle camminate non potete perdervi due escursioni, una e Castel Menardo e l’altra è l’Eremo di Sant’Onofrio. In entrambi i casi dovete, partendo dall’Abbazia, tornare verso il centro del paese. Dopo il campo sportivo dovete girare a sinistra al primo incrocio che incontrerete. Troverete prima un insegna per l’eremo (se avete voglia di camminare un bel pò prendete questo sentiero, altrimenti, come abbiamo fatto noi, andate al successivo punto di ingresso). Proseguite e inconrerete un piccolo spiazzo e l’ingresso del sentiero per il Castello, che si erge già davanti ai vostri occhi mentre salite. Non ci sono indicazioni particolari per raggiungere il castello, lo si scorge alzando lo sguardo nascosto tra la vegetazione all’interno del parco nazionale della Majella. Sentiero piuttosto ripido, fortunatamente a metà c’è una zona ristoro munita di sorgente d’acqua e tavoli da pic-nic. Arrivati in cima la vista è superba in quanto si scorge perfino il mare, ma sicuramente il posto non è affatto ben tenuto, erba alta e lasciato tutto all’abbandono più totale. Un vero peccato, perchè Castel Menardo è uno dei più bei castelli o rocche d’altura presenti nel nostro paese. In realtà è una vera e propria rocca che aveva lo scopo di controllare e proteggere l’Abbazia ed il centro abitato dagli attacchi dei nemici. Tante sono le leggende nate intorno al castello, prima fra queste che fu Carlo Magno a volerne la costruzione, altra vuole che furono i Palladini di Carlo Magno a costruirla, ovvero eroi mastodontici  che con le sole mani riuscivano ad arrivare alla fortezza di Polegra. Un’altra leggenda vuole che all’interno del castello sia nascosto un tesoro custodito da un drago! Chissà! Andata e ritorno mettete in conto una oretta.

    Ed anche se siete stanchi, non perdetevi una visita ed una sosta all’Eremo di Sant’Onofrio. L’ingresso lo trovate dopo circa 200 metri dall’ingresso di Castel Menardo, è ben segnalato e quindi non avrete difficoltà nel cercarlo. Potete entrare con l’auto nel primo tratto di strada, più avanti troverete una piccola area di sosta o diversamente potrete lasciare l’auto sul ciglio della strada. Da lì, con una camminata di circa 30 minuti arriverete all’Eremo. Siete sul percorso di Celestino V,  questo è un tratto che fa parte del Sentiero dello Spirito, uno dei cammini più belli da fare in Italia. Il percorso è tutto in salita, su enormi blocchi di roccia bianca, con un dislivello di circa 230 metri. Appena arrivati concedetevi una pausa nella zona pic nic, con una bella sorsata di acqua di sorgente. L’Eremo è lì e potrete entrare tranquillamente, l’ingresso è gratuito. L’esterno si presenta come una piccola chiesa, costruita nel 1948 dai fedeli a protezione della grotta incastonata nella roccia. Appena entrati noterete un altare poggiato proprio sulla roccia. Al centro si trova la statua di Sant’Onofrio, coperto solo dalla lunga barba ed i suoi folti capelli, a simboleggiare il tema della povertà che caratterizzava gli eremiti. Onofrio, il cui nome significa “Colui che è sempre felice”, era il figlio del re di Persia e decise di vivere in eremitaggio come monaco copto nel deserto d’Egitto. Secondo la leggenda egli sarebbe sopravvissuto nel deserto grazie al latte di una capra. Ora pare improbabile che il santo fosse arrivato qui in Abruzzo, ma così vuole la tradizione, tanto è che il 12 giugno viene festeggiato a Serramonacesca ed è diventato anche il Santo Patrono.

    Ai lati dell’altare ci sono due piccoli ingressi che poratno all’interno della grotta dove viveva il santo insieme ad altri eremiti. Si può ancora vedere la “culla del Santo” dove dormiva l’eremita e dove ancora oggi i fedeli peraticano la litoterapia, ovvero si strofinano sulla roccia, ritenendo che questa possa guarire da varie malattie  contro i dolori della pancia e delle ossa.

    Insomma, un piccolo paesino ha tanto da offrire per farvi passare una splendida giornata! Scendendo a valle approfittate per fare una visita a Manoppello per vedere il Volto Santo.

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